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si chiudono le fonti,

si apprestan armi, alzatisi torri, e nulla
si pensa, ad Isaia. L’uom si consulta,
cui è facile errar per poco lume,
o costume adular per vile affetto.
Ma l’uom di Dio, che chiuso
in suo ruvido sacco, e di ritorto
cuoio cinto le reni, e scalzo i piedi,
disprezzator di onori e doni, al vano
applauso delle genti, all’odio iniquo
insensibile e sordo,
notte e di sta con Dio, di Dio sol parla,
nunzio di sua vendetta e di sua pace:
quest’uom, quest’uom non si consulta, e tace.
Tace, si, ma vede e piange,
che per calle obliquo e torto,
al naufragio e non al porto,
ti conduce infida stella.
Fa ch’ei parli! ed ei, ripieno
di celeste ardente luce,
ti sará nocchiero e duce
nell’orror della procella.
Ezechia. Consultisi Isaia. Giovi ’l consiglio
di femmina ch’è madre a re ch’è figlio.
Coro d’ Israeliti. Oh Dio de’ nostri padri, oh d’infinite
misericordie Dio !
Di tua alta sapienza un vivo raggio
nel tuo profeta or scenda,
e quindi ’l cor del re tuo servo accenda.
Per quanto ei sia giá consumato e sperto
nell’uso del comando,
sará senza il tuo lume
riputato un niente.
Tu l’ispira, ed ei faccia in tua virtute
ciò che a te fia piacer, a noi salute.