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Alessandro. Tu parti, idolo mio?

Sallustia. Io ti lascio, o sposo amato;
dar vorrei l’ultimo amplesso,
ma mi basta un guardo solo.
Fa che almen mi sia concesso
il saper che vivi e regni
sposo altrui piú fortunato;
né saprai tu il mio gran duolo.

SCENA III

Alessandro e Giulia.

Alessandro. Madre, pietá!

Giulia. Col tòrti
dal fianco di costei t’ uso pietade.
Alessandro. In che peccò la misera innocente?
Giulia. La giudichi col tuo, non col mio core.
Alessandro. L’amai per tuo comando.
Giulia. Ora è comando mio che piú non l’ami.
Alessandro. Temi dunque il mio amor?
Giulia. Temo il suo fasto.
Mi tolse il grado mio, può tòrmi ’l figlio.
Vada, vada in esiglio!
Alessandro. Madre, ognor ti amerò; troppo ti deggio.
Giulia. Dovea molto alla madre anche Nerone,
e pur materno sangue
spruzzò il trono de’ Cesari.
Alessandro. Quell’empio
forse son io?
Giulia. Noi sei;
ma un amor da Poppea temo in costei.
Vada pure al suo bando.
Il senato lo approva; io lo comando.
Alessandro. Nulla potrá un Augusto?
Giulia. Io tal ti feci.