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l’altera Berenice. A te prostrata

piú che accenti dal labbro
sparge pianti dal ciglio. (Lucio Vero la mira attento)
Ella ti chiede
ancor l’ultima volta il dolce sposo.
Le tue porpore auguste
non macchiar col suo sangue. E se a’ miei preghi,
all’afflitta innocenza
darlo ricusi, alla tua fama il dona.
T’acquisteria sol di tiranno il nome
l’estinto Vologeso.
Hai punito il mio orgoglio:
ecco imploro pietá.
Lucio Vero M’hai troppo offeso.
Berenice. E in me t’offro la vittima. Qual frutto
dell’altrui morte avresti?
Non t’amava innocente,
e iniquo t’amerei? Cesare, o Dio!
che piú badi? che fai? salva il mio sposo!
salva il tuo onori Ten prego
per le lagrime mie, per quest’ invitta
man che ti bagno, e per gli dèi custodi...
Lucio Vero. Non piú.
Berenice, (sorge) Ma giá nel volto
veggio un fausto sereno. I giusti preghi,
t’han vinto, e l’innocenza. Imponi ornai...
Ah, per mio mal forse tacesti assai.
Rendimi il mio diletto,
tornami a consolar;
o se lo brami estinto,
svenalo in questo petto,
vivo qui noi lasciar.
Lucio Vero. Si, ... Qual rumor?