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XLVII.
Nasce l’Illustre Ciro, e nasce appena,
Che gli è forza fuggir le memorande
Ire d’Astiage, e va di pena in pena
Dovunque avvien che cieca sorte il mande.
5Se voi vedete in boschereccia arena
Assisa fra Pastori anima grande,
Egli è Ciro, che accoglie a suon d’avena
Umili versi, e povere ghirlande.
Ma la fortuna alfin si squarcia il velo;
10Porge a Ciro la spada, ed ei l’impugna,
Dando un guardo alla spada e un guardo al Cielo.
E non racquista sol l’avito Impero;
Doppiansi a Ciro i Regni: abbatte espugna
E Medi e Persi e l’Oriente intero.
XLVIII.
Presso è il dì che cangiato il destin rio
Rivedrò il viso, che fa invidia a i fiori,
Rivedrò que’ begli occhi e in que’ splendori
L’alma mia, che di là mai non partìo.
5Giugner già parmi e dirle: amata Clori,
Odo il risponder dolce: o Tirsi mio:
Rilegendoci in fronte i nostri amori,
Che bel pianto faremo e Clori ed io!
Ella dirà: dov’è quel gruppo adorno
10De’ miei crin, ch’al partir io ti donai?
Ed io: miralo, o Bella, al braccio intorno.
Diremo, io le mie pene, Ella i suoi guai....
Vieni ad udirci, Amor, vieni in quel giorno
Qualche nuovo sospiro imparerai.
XLIX.1
Che si farà di questa ampia Antonina
Mole, che il campo ornò di Marte, ed ora
- ↑ Per la Colonna Antonina.