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GIULIANO SABBATINI.
I
Bambino ancor d’accorgimento e d’anni,
D’un mirto all’ombra io mi sedeva un giorno,
Quando dal nido suo battendo i vanni
Vago augellin venne a scherzarmi intorno.
5Or sul crin mi sedeva, ed or su i panni,
Or si partiva, ed or facea ritorno;
Ma s’io stendea la man, fuggìa, d’inganni
Temendo al primo suo dolce soggiorno.
Quella sua fuga allor m’impresse in seno
10Di libertà cotal desìo, che poi,
N’andai sempre geloso, altero, e pieno.
Questa mia libertade or corre a Voi,
Signora; e mentre il fasto suo vien meno,
Offre ai vostri bei lacci i piedi suoi.
II1
Ov’è la saggia nobile Donzella,
Che fea più chiaro a questo Cielo il giorno?
Ov’è quel lume di virtude, adorno,
Che più che in altra mai, splendeva in ella?
5Tornato è forse alla natìa sua stella,
Donde già scese a far tra noi soggiorno?
Nò; perch’io veggio ancor splender d’intorno
Sua vaga luce oltre le belle bella.
Ma il Mondo d’aver più sua conoscenza
10Degno non era; e sì gentil fattura
Adornar no ’l dovea di sua presenza.
Onde l’eterno Amor fuori dell’oscura
Valle la trasse in luogo, ove Innocenza
Nascosa è sì, ma non men bella e pura.
- ↑ Monacandosi la Nob. Signora Bianca Spannochi.