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     Di dolente bensì, ma di Reina:
     Tal forse apparve allor, che ’l piè disciolto
     A’ ceppi offrì la Libertà latina.
Poi sorger lieta in un balen la vidi,
     10E fiera ricomporsi al fasto usato,
     E quinci e quindi minacciar più lidi.
E s’udìa l’Appenin per ogni lato
     Suonar d’applausi e di festosi gridi:
     Italia, Italia, il tuo soccorso è nato.


VIII1


Ahimè, ch’io sento il suon delle catene,
     E fischiar odo la tempesta atroce
     De’ feri colpi, e la sanguigna Croce
     Alzarsi, ove Gesù languisce e sviene!
5Ahimè, che il cor mi manca, e non sostiene
     Così nuovo spettacolo feroce!
     O frena il suon di sì pietosa voce,
     Od ella alquanto di sue forze affrene.
Ma qual dolcezza a poco a poco io sento
     10Nascermi in petto, ch’ogni duol discaccia,
     E di pace mi colma e di contento!
Duro mio cor, perchè pregar, ch’ei taccia?
     Se col duolo ti guida al pentimento,
     Parli, finchè ti rompa e ti disfaccia.


IX2


Se la donna infedel, che il folle vanto
     Si diè d’avere ugual con Dio la sorte,
     E morse il pomo lagrimevol tanto,
     Misera! e diello al credulo consorte,
5Chiuse avesse l’orecchie al dolce incanto
     Del serpe, e al suon delle parole accorte:
     Staria ancor chiuso entro gli abissi il pianto,

  1. Al Padre Campana Domenicano Predicatore nella Chiesa del suo Ordine in Forlì anno 1711.
  2. Per l’immacolata Concezion di Maria.