Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
250 |
Se non quando dal cor prende congedo.
5Il sol pensier d’Eurilla ancor non cedo
Al Mondo, che per altro a me non piace;
Anzi meco si sta con tanta pace,
Che pensiero del Mondo io più nol credo.
Amo lei come bella al suo Fattore;
10Nè sentendo per lei speme, o temenza,
Nell’amor mio non cape altro che amore.
E amo così, che non sarò mai senza
Il puro affetto; e vi s’adagia il core
Con l’alma securtà dell’Innocenza.
VII
Lungi vedete il torbido torrente,
Ch’urta i ripari, e le campagne inonda,
E delle stragi altrui gonfio e crescente,
Torce su i vostri campi i sassi e l’onda.
5E pur’altri di voi sta negligente
Su i disarmati lidi, altri seconda;
Sperando, che in passar l’onda nocente
Qualche sterpo s’accresca alla sua sponda.
Apprestatigli pur la spiaggia amica;
10Tosto Piena infedel fia che vi guasti
I nuovi acquisti, e poi la riva antica.
Or che oppor si dovrìan saldi contrasti,
Accusando si sta sorte mimica:
Par che nel mal comune il pianger basti.
VIII
Scioglie Eurilla dal lido. Io corro, e stolto
Grido all’onde, che fate? Una risponde:
Io, che la prima ho il suo bel nume accolto,
Grata di sì bel don bacio le sponde.
5Dimando all’altra: allor che ’l Pin fu sciolto
Mostrò le luci al dipartir gioconde?
E l’altre dice: Anzi serena il volto,
Fece tacere il vento, e rider l’onde.
Viene un’altra, e mi afferma: or la vid’io
10Empier di gelosìa le Ninfe algose,