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10Che amar convienmi, ed odiar dovrei,
Come il popolo oppresso odia il tiranno.
Arte infelice è il fabbricarci i Dei:
Io conosco l’errore, e piango il danno;
Poichè mia colpa è il crudo oprar di lei.
IV
Nè ancor degli anni è dissipata e spenta
L’antica usanza, che dell’Alma ha il freno
Nè ancor’ Amor per lunga età vien meno,
Nè l’arco suo di saettare allenta?
5Dunque inutile è il tempo, e indarno tenta
Alle cure d’Amor ritorre il seno;
E l’intelletto di consigli pieno
Alle ruine sue par, che consenta.
Se forza il tempo e la ragion non hanno
10Da far difesa, e ritornarmi in calma,
Donde i soccorsi a’ voti miei verranno?
Padre del Cielo, a sì gravosa salma
Me togli, e resti pago il mio Tiranno;
Che per opra mortal non sciolgo l’Alma.
V
Io son sì stanco di soffrir lo scempio,
Che i gelosi pensier fan del mio cuore,
Che spezzo i lacci, onde m’avvinse Amore,
E contra lui le mie vendette adempio.
5Di sè, de l’arti sue si dolga l’empio
Signor, che me già trasse al gran dolore;
E far d’ogni speranza e d’ogni errore
Me vegga a i folli amanti illustre esempio.
Se poscia il cor di libertà si duole,
10Donna perdendo di celesti tempre
E di rare bellezze al mondo sole;
Provvido l’intelletto il duol contempre,
E queste faccia al cor sagge parole:
Hassi a star con gli Dei per pianger sempre!