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5Si direbbe: niun mai strinse catena
D’Amor sì forte, e diverrìa pietosa
Di tanta mia sì lunga acerba pena
Quella, ch’ancora è del mio amor dubbiosa.
Ma non però tanto l’ascondo e celo,
10Che per gl’occhi non m’escan le faville,
Come suol traspirar luce per velo.
E lo veggiono omai ben mille, e mille:
Ella non già, ch’ancor mi crede un gelo,
Ah che non mira nelle mie pupille!
V
Era tranquillo il Mare, e ’l Ciel sereno
E un’aura dolce respirava intorno,
Onde sciolsi la nave in sì bel giorno,
Di fortunati auguri il cor ripieno,
5Ma scostatasi alquanto, venne meno
Del Mar la pace, e il Ciel di luce, adorno
D’oscure nubi si vestì d’attorno,
Ed Eolo sciolse a tutti i venti il freno.
E già più giorni son, che la meschina
10Nave sbattuta và senza conforto
A dar in scogli ad affondar vicina.
E pur sebbene io sto sì afflitto, e smorto,
Se si placasse la crudel Marina
Non volgerei le vele inverso il Porto.
VI
Come Nocchier, che le procelle, e l’onde
Lungo tempo soffrì del Mare irato,
Tornato infine al dolce lido amato
Rivolge il piè dalle fallaci sponde.
5E dove albergo hanno i Pastor s’asconde,
E segue il viver lor cheto, e beato,
Nè ha più timor del Ciel quand’è turbato,
Nè quand’Euro crudel scuote le fronde.
Tal io d’Amor per l’onda acerba e fera
10Errai molt’anni, e poi ridotto in Porto
Le spalle le voltai duro e superbo.