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     La belva crudelissima deforme,
     Che in mezzo ai lacci neghittosa dorme,
     E non si scote per latrati o strida.
Empi, che tanto ite di voi securi,
     10Ecco gli orrendi cacciator di Dite
     Contro di voi sì nequitosi impuri:
Ecco gli aguati, ecco le insidie ordite:
     E pure, e pur tra i forti lacci e duri
     Con mille veltri al fianco ancor dormite!


V


Se l’Empio ode per selva in cui s’aggira
     Leon, che l’aria co’ ruggiti assorda,
     Fugge a sinistra, e nel fuggir sel mira
     Incontro aprir l’orrenda gola ingorda.
5Si volge a destra, e vede accesa d’ira
     Orsa feroce ancor di sangue lorda:
     Stende le braccia a un tronco, e le ritira
     Pcr lo timor, ch’angue crudel nol morda:
Gettasi al fin per tenebrosa strada
     10Aspra sassosa dirupata e torta,
     Ond’è che ad ogni passo inciampi e cada:
E, nel girar l’orrida faccia e smorta,
     Si vede a tergo con terribil spada
     Angel, che ’l preme, e al precipizio il porta.


VI


Le vie seguendo del perduto Averno
     Ingrata Donna, al sommo Dio rubella,
     Tanto mostrossi nequitosa e fella,
     Quanto pietoso il suo buon Padre eterno.
5Pur ei dal cerchio immobile superno
     Mille celesti amor converse in ella,
     Che di possente armati aurea facella
     Volean pur sciorle il duro gelo interno.
Ma l’empia altri ne caccia, altri ne sgrida,
     10Chiuso il varco del cuore, ove il desio
     Stolto dimora, e rea baldanza annida.
Or se il candido stuol indi sen gio,