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Rivestirsi ciascun, ma dell’etate
14Veste non v’è, che ci ricopra i danni.
II1
O superbetto mio picciolo Reno,
Deh lascia, lascia omai questo costume
Di tor ninfe or a questo, or a quel fiume,
4Se di sì bella il Cielo ornò il tuo seno.
Tu poi sospiri, perchè gonfio e pieno
A romper vai fra boschi le tue spume,
E perchè giaci, insin che ti consume
8Sparso l’ardente Sol nel tuo terreno.
Non senti ancor, che il Tebro oggi si duole,
Che non contento di rapirgli due
11Figlie d’un sol pastor, la terza invole?
Non sai, che questi ha in man le sorti tue?
O mio Ren, quando è irato! ed ei non vuole,
14Ch’io gli rammenti le Sabine sue.
III2
Costei, che, o Pellegrino, in marmo scolta,
Pien di stupore a riguardar t’arresti,
Ninfa non è, che al dolce suon di questi
4Cadenti fonti sia dal sonno colta.
Dalle sue vene molto pria che sciolta
Quest’acqua fosse, i dolenti occhi e mesti
Ella avea chiusi; e li chiuse sì presti,
8Che assai di gloria al Tebro allor fu tolta:
Qual dal fier’angue morsa estinta giacque
La Reina bellissima d’Egitto,
11Tu miri, o Pellegrin, sopra quest’acque.
Il veder questo sasso oh quanto afflitto.