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liana e parecchi altri volumi. Mi favorì pure copia di due contratti di vendita di uno schiavo e d’una schiava, entrambi affricani, fatta da due Siciliani nel 1324 e 1483, cui riportai nell’ultima edizione del libro «gli Ezzelini, Dante e gli Schiavi».

Giuseppe Picone, che a Girgenti mi diede le sue preziose «Memorie storiche agrigentine». — A pag. 339 è: «di essi (schiavi) trovasi grande moltitudine in Agrigento ai tempi di Gregorio Magno, che per sovrappiù, tentò accrescerne il numero, dichiarando schiavi dei vescovi agrigentini i calunniatori del nostro S. Gregorio, e le loro future generazioni». —

L’infaticabile Saverio Cavallari; non mica un impiegato che fa per la paga, ma cultore appassionato nell’ufficio di conservatore delle antichità in Sicilia. Mi condusse a vedere i monumenti di Palermo. Ebbi da lui le fotografie in grande formato a que’ tempi meravigliose, dei più insigni monumenti dell’Isola.

Eduardo Pantano, col quale fui in rapporti intimi anche quando io scriveva nel «Dovere». — Ah, qui mi parlano: l’eroico Antonio Fratti e il suo socio defunto, Giuseppe Nathan; ne conservo il carteggio.

Lo storico Francesco Guardione, che mi dedicò il libro «Poeti siciliani del sec. XIX».

Vincenzo Errante. Con lui mi trovai per due stagioni a Recoaro, nel quatuorvirato di Andrea Maffei, Carlo Leoni, e Giacomo Zanella. Egli da Roma mi spedì il volume delle sue «Poesie».

Alfredo Cesareo che mi diede a Catania le sue originalissime «Occidentali».

Finocchiaro Aprile a cui, quando esso era in Campidoglio Commissario Regio, portai il mio libro «Di