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tirono cotante età del mondo: Scilla e Cariddi, cui i marosi percuotono, facendovi emergere suoni mostruosi, fragori giganti. Scilla e Cariddi, sempre attivi, ma non più spaventevoli, non più potentissimi sopra l’uomo, anzi oggi simboli del progresso, simboli di libertà, saluto alla scienza, al perfezionamento tecnico che disarma la natura, scalza la cieca fede che approfitta dei terrori elementari, per rendere inerti le menti e perciò tributarie.

E’ là, dove una volta quei vortici attiravano i bastimenti e le galere mosse a forza di remi dai miseri schiavi, facendole accostare sia da una parte, sia dall’altra e aggirandole in una danza funebre, le rompevano, e sommergevano inevitabilmente, oggi, le navi moderne, tagliano sicure quei vortici resi inermi; e al più al più i piloti mirano quelle acque inquiete con un sorriso.

— Ahi, vi passano incolumi anche quelle da guerra, fatte per rendere il mare più micidiale, veri draghi romoreggianti e anelanti a distruzione, fatti a prova cogli immani cetacei, riusciti mostri sempre peggiori e più funesti ai popoli, dal cui sangue furono procreati, ma esseri intelligenti, in cui il ferro, il fuoco si uniscono, costretti dalla mente e dal volere di chi le costruì e di chi le governa.

— Così in altri tempi io pensava a queste Sirti, passando la «Porta di Ferro» del Danubio; il mulinello allora tremendo, ora spodestato; e stando sulla prora godeva la voluttà del pericolo, vedendo il piroscafo a un passo dalla morte, segare cauto per mezzo quel formidabile aggiramento e scontro delle acque pronte ad inghiottirci nella loro voragine pesante. —