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e schiamazzando, tra i gruppi dei grandi, e Ciuffettino, che se stava mogio mogio su la porta della bottega, li guardava, sospirando melanconicamente.

Ad un tratto il suo occhio ebbe un lampo di gioia. Nella penombra della sera aveva intraveduto le linee piuttosto goffe del suo buon amico Gigino, soprannominato, chi sa perchè, Burchiello, da tutta la ragazzaglia di Cocciapelata.

Burchiello era figlio di un oste del paese che si era reso celebre nei dintorni per il Marsala fatto con la camomilla e l’estratto di sorbe fermentate. Il figliuolo di tanto padre era una birba peggio di Ciuffettino: e però Ciuffettino gli portava un amore sviscerato.

— Buonasera, Ciuffettino - fece Burchiello avvicinandosi.

— Buonasera, Burchiello.

— O che fai?

— Mi diverto a contar le lucciole.

— Buon pro ti faccia! Addio...

— Dove vai?

— Giusto! Perchè non vieni anche tu? C’è il nipote del Barbiere Tosacani che ha comprato quattro soldi di mortaretti, e li vuole sparare tutti stasera...

— Ma bisogna andare a Cocciapelata alta...

— Eh! già!

— E io non posso, perchè ci ho da aspettare padron Teodoro, che torna per lavorare sino a tardi...

— E tu devi star lì ad aiutarlo?

— Già... a far soffiare il mantice!

— Ti compatisco... poveraccio! Proprio, ti compatisco.