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inutile: quel ragazzo non sarà mai buono ad altro che a far dei malanni. E invece di formare la consolazione dei nostri ultimi giorni, ci manderà più presto al camposanto.

La sora Aspasia, che a proposito del figliolo era incorreggibile, rispondeva, corrucciata:

— Ma che camposanto!... Certe cose, proprio, non si sa come t’escano di bocca... È un po’ vivo, povero bimbo... ma il cuore è buono...

Una volta, il sor Teodoro disse a Ciuffettino:

— Senti... stasera mi toccherà a far tardi perchè ci ho un lavoro da terminare... E tu mi aiuterai: così ti regalerò due bei soldi nuovi di zecca. Ora vado ad avvisare i tuoi che non ti aspettino a cena: e poi passo dal farmacista per sentire del letto da allargare... Torno subito: hai capito? Non far malanni...

— Ma io, veramente, stasera preferivo di andare a dormire! - esclamò Ciuffettino con un muso lungo un miglio.

— Caro mio, quando uno deve guadagnarsi il pane con le proprie braccia, bisogna che lasci da parte le poltronerie. Rammentalo: perchè tu, disgraziatamente, non sei il figliolo di un signore: e ti toccherà a lavorare come un ciuco per campar la vita...

— Come un ciuco lavorerete voi! - disse il ragazzo, tutto impermalito. - Io, per vostra regola, quando sarò grande, farò il milionario!...

Il sor Teodoro non gli rispose neanche - perchè con quel monello c’era da compromettersi, proprio. Si infilò le giacca e uscì.

Imbruniva. Nella piazzetta del villaggio i buoni paesani si radunavano in crocchi intorno alla fontana, a frescheggiare. I ragazzi correvano, saltavano, ridendo