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sueto calcio quotidiano al povero Gigi che faceva le fusa.

— Domani? - ripetè il padre del bambino, in tono dolente - o quando riaprono la scuola? A saperti tutto il giorno libero di fare il bighellone... c’è da sentirsi riavere...

— Non la riapron più la scuola. Non la sai la notizia? Il Governo ha proibito a tutti i ragazzi di andare a scuola. E poi i maestri han fatto sciopero.

— Ma smettila, bugiardo! che mi tiri fuori adesso? Vado ad informarmi io.

Mentre compare Attanasio si toglieva il grembiale per uscire, eccoti il maestro di scuola, che, approfittando dell’ora di ricreazione, era voluto venire dal babbo di Ciuffettino a raccontargli le gesta di quel brigante.

— Senta... ho cacciato via di scuola il suo figliolo perchè se no, un giorno o l’altro, finiva male... È un vagabondo, un somaro, uno screanzato... Mi dispiace per lei, povero sor Attanasio, che è un onesto operaio...

Il ciabattino cascò dalle nuvole. Che Ciuffettino fosse lo scolaro più svogliato della scuola elementare di Cocciapelata, lo sapeva: ma che fosse birbante al punto di farsi metter fuori, e in quel modo, non poteva figurarselo. E perciò, annichilito dalle parole del maestro, il buon uomo si pose a bofonchiare:

— Anche questa!... anche questa m’ha fatta!... ah! da quando è nato, quel ragazzo è stata sempre la mia disperazione... Ed io che l’avevo desiderato tanto...! Ora che ne farò, io, che ne farò? Buttarlo via non posso: è il mi’ figliolo, e gli voglio bene, ad onta di tutto, e bisogna che me lo tenga.... Ma che ne farò? eh?