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voro non è fatto per me: è troppo faticoso. Tanto, sì campa una volta sola! che, che!... ho deciso; voglio girare il mondo in cerca di avventure, e se mi fanno imperatore o anche semplicemente re di qualche luogo, chiamerò a suo tempo il mi’ babbo e la mi’ mamma, perchè dividano con me le ricchezze e gli onori...

— A Cocciapelata non ci vuoi tornar più, dunque?

— No... no... ci ho riflettuto meglio: mi son ficcato in capo di far l’imperatore... Voglio avere una bella reggia tutta d’oro e di brillanti, con le scale di smeraldi e gli armadi pieni di cioccolatini... Sono stufo di fare il marinaio... di risciacquare i piatti e di fare dei bagni freddi...

Mastro Mangiavento esclamò, sghignazzando:

— Sicuro, toh! Se le tue parole le avesse udite la Fata dei bambini, che bellezza!... Sai come ti punirebbe? Esaudendo le tue preghiere!...

— Ma la Fata dei bambini è lontana, purtroppo! - sospirò Ciuffettino, buttando l’osso di prosciutto in mare, sconsolatamente.

— Chi sa! - disse una voce soave all’orecchio del ragazzo. Questi si voltò, guardò il cane, che sonnecchiava, guardò mastro Mangiavento, che rideva, e chiese insospettito:

— Lo ha detto lei, chi sa?

— Io no! - fece Mangiavento - e seguitava a ridere.

— O allora...?

Ciuffettino voleva arrabbiarsi, secondo il suo solito: ma il sonno lo vinse a un tratto: fece un grande badiglio, si buttò su di una panca, e si addormentò di picchio.

Il giorno dopo i tre naviganti furono còlti da una tremenda burrasca. Il cielo si fece nero come la cappa del camino, e la superfìcie del mare, il dì innanzi tersa