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Mastro Spellacane, profittando del momento buono, fece entrare in iscena una dozzina di maganzesi di legno, e li lanciò contro Ciuffettino, urlando:

— Morte! Sterminio e distruzione!

Ciuffettino, dapprima respinse l’assalto di quei dodici guerrieri coperti di latta, i quali a testa bassa, appiccicati uno all’altro, buttando le membra di quà e di là, si lanciavano avanti con un coraggio addirittura leonino: ma ben presto il ragazzo si trovò legato come un salame dai fili dei fantocci, e dovette arrendersi. I vincitori lo coprirono delle loro lignee persone.

Fu una festa indimenticabile, per i frequentatori della baracca... Le grida di entusiasmo, gli evviva, i battimani salirono al cielo. Ogni ombra di malumore scomparve. Quella battaglia aveva messo il fuoco nelle vene degli spettatori.

Tanto che uno di questi - un certo tipo, che tutti chiamavano Funghetto perchè era piccolo, aveva un capo grosso grosso, e somigliava, su per giù, ad un fungo porcino - si decise di lanciare un torsolo di pera sul groppone di Ciuffettino. Fu il segnale della nuova battaglia. I ragazzi cominciarono una grandinata di torsoli di mele e di pere: e poi si frugarono