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Nelle stanze silenziose 73


codice morale e dubbiosi miglioramenti. La tela azzurra che occupava un sì gran posto in tutte le sue prime impressioni della «Città», riappariva ancora nell’abbigliamento della maggior parte di quelle persone e non dubitò mai che tutta quella storia, di cui il realismo intenso era innegabile, non fosse contemporanea: storia che terminava in una dolorosa tragedia. Rimase senza muoversi, cogli occhi spalancati, dinanzi alla superficie di quell’apparecchio.

Finalmente trasalì e si stropicciò gli occhi. Era stato così assorto in quell’imprevisto succedaneo del romanzo di altri tempi, che provò una vera sorpresa, sorpresa quasi simile a quella provata al suo destarsi, nel trovarsi nella stanzetta dai mobili bianchi e verdi. Si alzò e bruscamente si vide ancora rinchiuso in quel magico ambiente. Sparì la chiarezza di quel dramma kinetoscopico, per dar posto al tumulto osservato nelle vaste strade, al Consiglio misterioso, alle successive fasi del suo risveglio. Quei personaggi del dramma avevano parlato del Consiglio in modo da suggerir l’idea di qualche vago potere universale. Essi avevano fatto allusione al dormente, senza che egli si rendesse conto di esser lui il dormente e dovette fare un grande sforzo per ricordare esattamente ciò che avevano detto.

Quindi entrò nella camera da letto e tentò di poter vedere qualche cosa dall’apertura del soffitto, nei rapidi intervalli delle ali del ventilatore che mentre giravano, facevan sentire un rumore confuso simile a quello di una macchina. Del resto tutto era silenzio. Per quanto una luna perpetua irradiasse incessantemente in quell’appartamento la piccola striscia intermittente di cielo, lassù in alto, era adesso di