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piana. Ad un tratto capì e si trasse indietro per guardare.

Su quella superficie quadrata si dipingeva ora un paesaggio dai colori vivaci, su cui si muovevano minuscoli personaggi e non soltanto si muovevano, ma conversavano insieme con delle vocine molto chiare. Era proprio la realtà veduta a traverso un canocchiale e ascoltata da un lungo tubo. Il suo interesse fu improvvisamente attratto dalla situazione che metteva in presenza l’uno dell’altro un uomo che camminava in giù e in su, urlando con parole d’irritazione, e una donnina molto graziosa, ma petulante. Ambedue indossavano quel pittoresco costume che pareva così strano a Graham.

— Io ho lavorato, — diceva l’uomo, — ma tu, che hai fatto?

— Ah! Ah! — fece Graham.

Dimenticando ogni altra cosa si mise a sedere sopra una sedia: poco dopo udì parlare di lui. «Quando il Dormente si sveglierà», dicevano quasi scherzando, come se recitassero un proverbio per indicare un aggiornamento interminabile, ed egli stesso si considerò come un non so che di molto lontano e inverosimile. In un istante quei due personaggi gli eran diventati intimi amici.

Finalmente quei dramma in miniatura terminò e la superficie quadrata dell’apparecchio restò vuota.

Era un mondo straordinario quello che aveva veduto, un mondo senza scrupoli, amante del piacere, energico, sottile; un mondo rappresentante una terribile lotta economica. V’eran in quel dramma delle allusioni che non poteva interpretare, rapidi incidenti che gli lasciavano indovinare strane modificazioni del