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Ostrog 153

e fermo. La tenda si sollevo adagio adagio: un uomo alto, da’ capelli bianchi, vestito di tela crema si mise a guardare tenendo un braccio alzato: per un momento stette fermo sostenendo la tenda, poi la lasciò ricadere dietro a sè.

Quei pochi secondi permisero a Graham di esaminar rapidamente quell’uomo e vide una fronte amplissima, due occhi di un azzurro pallido, profondamente infossati sotto bianche sopracciglia: un naso aquilino e una bocca risoluta dalle forti linee. Le rughe visibili attorno agli occhi, gli angoli cadenti della bocca, contrastavano colla bella presenza, col portamento altero di quell’uomo e indicavano chiaramente la sua schiettezza.

Graham si alzò istintivamente e per un momento i due uomini rimasero in piedi, in silenzio, osservandosi l’uno coll’altro.

— Voi siete Ostrog? — disse Graham

— Sono Ostrog.

— Il gran conduttore?

— Così mi chiamano.

Graham provava un certo imbarazzo a parlare.

— So, — aggiunse, — che la mia sicurezza la debbo a voi in principal modo.

— Noi avevamo paura o che vi uccidessero, — rispose Ostrog, — o che vi facessero tornare a dormire.... per sempre.... e abbiamo fatto di tutto per tener celato il nostro segreto.... il segreto della vostra fuga. Dov’eravate? Come avete fatto a venir qui? Graham glielo raccontò brevemente. Ostrog ascoltava in silenzio, sorridendo.

— Sapete il piano che avevo fatto quando mi son venuti a dire che eravate qui?