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risultato, ma se è così, tu stesso lo vedrai. Se invece mi riesce di far correre i quattro come un solo cavallo, docili alla mia volontà, ti giuro che tu avrai i tuoi sesterzii e la corona: io la mia vendetta. Che ne dici?» —

Ilderim ascoltò, lisciandosi la barba. Poi disse ridendo:

— «Io ti credo, figlio di Israele. Noi abbiamo un proverbio del deserto che dice: Se vorrai condire la cena con parole, io ti prometto un oceano di burro. Domani proverai i cavalli.» —

In questo momento si udirono dei passi fuori dalla tenda.

— «La cena — eccola! Ed ecco pure il mio amico Balthasar, che ti farò conoscere. Egli sa raccontare una storia che un Israelita non si stancherà mai d’ascoltare.» —

E ai servitori disse:

— «Portate via i registri e riconduci i miei gioielli nel loro appartamento.» —

Gli ordini furono eseguiti.


CAPITOLO IV.


Se il lettore vorrà ricorrere col pensiero alla cena dei tre saggi al loro primo incontro nel deserto, potrà farsi un’idea del pasto che si preparava sotto alla tenda di Ilderim. La differenza consisteva più nella perfezione del servizio che nella qualità dei cibi. Tre coperte vennero distese sopra il tappeto in prossimità del divano; vicino a questo fu collocato un tavolo alto non più di un piede, coperto da una tovaglia. In un angolo della tenda v’era un forno portatile, sotto la cura di una ancella che attendeva a rifornire gli ospiti di pane fresco, o piuttosto di una specie di focaccia calda che teneva luogo di quello.

Frattanto Balthasar fu condotto al divano dove Ben Hur ed Ilderim lo ricevettero in piedi. Un ampio mantello nero avvolgeva il magro suo corpo; il passo era debole, ogni movimento cauto e lento. Un bastone lo sorreggeva da un lato, un servitore dall’altro.

— «Pace sia con te» — disse Ilderim rispettosamente. — «Pace e salute.» — L’Egiziano alzò la testa: — «Ed a te, buon sceicco ed ai tuoi, la pace e la benedizione dell’unico Dio.» —

Il modo era cortese e devoto, e fece una profonda im-