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fra assalitori e assaliti ferveva sopra il suo ponte, il quale era sprofondato insieme con le altre parti della nave. Molti di questi combattenti erano ritornati a galla e avevan ripreso la lotta, servendosi degli appoggi precari di assi, travi e pezzi d’alberatura. Stretti insieme in abbraccio mortale, si contorcevano disperatamente, si assalivano con spade e giavellotti, sbattuti tutto il tempo dalle onde agitate, trascinati ora in una ora in un’altra direzione da correnti opposte e da vortici, ora all’oscuro, ora illuminati dalla luce macabra delle navi incencendiate.

Ben Hur non aveva nulla a che vedere con quella lotta, e si sforzò di allontanarsi al più presto possibile.

In quella udì il rumore di remi in ritmico movimento e vide una galera avvicinarsi rapidamente. La prora maestosa sembrava doppiamente alta, e la luce rossa che la illuminava le dava l’apparenza di un drago o di un mostro marino. Sotto di essa il mare saliva spumeggiante.

Cacciando la trave innanzi a sè, cercò di portarsi in salvo. Il tempo stringeva, ogni istante era prezioso. In quel momento, a portata della sua mano vide uscire dall’acqua un elmo dorato, poi due mani con le dita tese, mani larghe e forti che cercavano di aggrapparsi alla sua trave. Ben Hur si ritrasse atterrito. Un’altra volta l’elmo si sollevò, poi due braccia si agitarono violentemente. La testa si rovesciò sulle spalle esponendo il volto alla luce. La bocca spalancata, gli occhi aperti, esterrefatti, la pelle divenuta di un pallore cinereo, da moribondo; una visione orribile! Ma Ben Hur diede un grido di gioia a quella vista, e, prima che l’uomo si sprofondasse per la terza volta, l’afferrò per la catena che assicurava l’elmo sotto il mento, e lo tirò verso la trave.

Quell’uomo era Arrio, il tribuno.

Per un istante l’acqua si alzò spumeggiante intorno ad essi, avvolgendoli come in un vortice, durante il qual tempo Ben Hur ebbe molta difficoltà per aggrapparsi alla trave e allo stesso tempo sostenere il corpo del Romano. La galera era passata, e i suoi remi avevan quasi sfiorato i due naufraghi. Dritta in mezzo ai corpi galleggianti dei combattenti era passata, lasciando dietro di sè una scìa che le vampe vicine tingevano di rosso, come la coda fiammeggiante di un serpente. Si udì un fracasso a cui tenne dietro un grido altissimo, disperato. Ben Hur provò un sentimento di gioia selvaggia; l’Astraea era vendicata.