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Cavallo e cavaliere 41

il loro ventre è un tesoro, il loro dorso un seggio d’onore. Il maggior dei beni è una donna intelligente, ed una giumenta feconda.» Ma se tutto ciò è bene per gli arabi, per noi è conveniente seguire il dettato del proverbio e non partirci dal castrone.

51. Chi striglia la sua cavalla non è mozzo di stalla, ed anche:

Chi il proprio caval stregghia e pulisce, servil opra non fa, nè s’avvilisce.

A quegli ippofili schifiltosi e non curanti, partigiani del lasciar fare, questo proverbio dice che la scuderia non insudicia nessuno. Chi ha retto senso, non deve riputar disdicevole che un cavaliere prima di badare a sè, ricoveri, strofini e nutrisca la propria cavalcatura. Il cavallo merita i massimi riguardi ed il vero cavaliere deve porre ogni studio perchè esso non incontri malanni. In tempi più da noi remoti, prendere personalmente cura del proprio cavallo era quasi una legge per un cavaliere. Massimo d’Azeglio, nella disfida di Barletta, ci narra che il buon Ettore Fieramosca, buttatosi di sella durante la mischia per aver prigione il La Motta, quando volle risalire a cavallo, vide che se l’aveva preso un cavalier francese. «Il buon Ettore conobbe che solo e a piedi non avrebbe potuto riaverlo; l’aveva nutrito ed allevato di sua mano ed addestrato a seguirlo alla voce, onde non si confuse: fattosegli più presso che potè, cominciò a chiamarlo, battendo il piede come era usato di fare quando voleva dargli la biada. Il cavallo si mosse per venire a quel cenno e volendo il cavaliere contrastargli, prima cominciò ad impennarsi, poi si mise a far salti, e senza che colui potesse nè opporglisi, nè governarlo, lo portò suo malgrado fra gli italiani.» Lasci lo scu-