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vae victis! 79

l’insolente insistenza di quello sguardo essa tremò come una fiammella al vento.

«Perchè tremate?» chiese egli. «Avete paura di me?»

«Sì,» mormorò la fanciulla, chinando il capo.

Egli rise. «Perchè? Non sono una belva feroce. Ho forse l’aria di una belva feroce?» E le andò più vicino.

Luisa con un passo si pose davanti a Chérie. «Mia cognata, signore, è molto giovane, e non è avvezza alle attenzioni degli estranei.»

«Buona donna,» replicò Von Wedel con tranquilla insolenza, «andate un po’ a prendermi delle sigarette.».

E siccome Luisa lo fissava, sbigottita e immobile, egli alzò alquanto la voce. «Sigarette, ho detto. Preferibilmente turche. Vostro marito certo ne avrà. Su! movetevi, buona donna. Eins, zwei, drei — marsch!»

Per un attimo Luisa esitò; indi si volse e lasciò la stanza; Mirella correndo la seguì.

Anche Chérie si lanciò per seguirle, ma Von Wedel con un balzo le fu accanto e le afferrò il braccio.

«Halt, halt!» fece ridendo. «Voi starete qui, colombella; starete qui a discorrere con me.»

La fanciulla arrossì, impallidì e tremò.