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vae victis! 303

No. Il silenzio — un silenzio profondo e crudele — era intorno a quella povera culla.

Per timore che il bambino disturbasse Luisa, Chérie aveva lasciato fin dai primi giorni la sua camera, e dormiva nella stanza degli ospiti accanto al salotto — quella stanza dalla portiera rossa che, strano a dirsi, pareva non ridestare in lei alcuna memoria.

Un giorno ch’ella vi sedeva malinconica, col suo bambino tra le braccia, Luisa — che non varcava quasi mai quella soglia — aprì l’uscio ed entrò.

Con un sorriso di gioia Chérie alzò il viso per darle il benvenuto, ma vedendo che Luisa distoglieva lo sguardo da lei e dal bambino dormente, non osò dir nulla.

«Vengo a dirti,» fece Luisa ad occhi bassi, «che questa sera verrà qui Mirella. Vado adesso da Madame Doré a prenderla.»

Chérie sussultò. «Mirella!... Mirella verrà qui?»

«Pensavi forse ch’io volessi lasciarla eternamente in casa d’estranei?» Gli occhi di Luisa si riempirono di lacrime. «Ho sofferto già troppo della sua lontananza.»

«Oh, lo so.... lo capisco,» balbettò Chérie. «Ma... io — che cosa farò?»