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vae victis! 277

nell’avergli fatto trovare a portata di mano latte e cognac, cioccolatta e sigarette?... Era tutta una cosa assurda e fantastica.

«Di due cose, l’una,» ragionò Florian procedendo nella direzione di un bosco che vedeva non lontano, e inciampando ad ogni passo nella sua coperta: «o sono stato la preda di un pazzo, oppure sono io che in questo momento non ho la testa a segno... («Die Flundern werden sich wundern.»)

Dovette fare un enorme sforzo per non dire quelle parole insensate ad alta voce; sentiva che se le diceva sarebbe impazzito davvero. Gli pareva che finchè se le teneva chiuse dentro al cervello ne era padrone lui, ma guai se gli sfuggivano di bocca: sarebbero diventate più forti di lui, e certamente avrebbe continuato a dirle e a ripeterle come quel povero tedesco delirante... Ah, sì; decisamente non aveva il cervello a posto; bisognava tenersi bene in freno. Non bisognava.... «Die Flundern werden sich wundern.»

D’un tratto vide uscire dal bosco dei soldati a cavallo. Li riconobbe subito per una pattuglia tedesca. Pensò di tornare indietro e nascondersi nella cascina; ma ormai era tardi. Già l’avevano scorto e venivano a grande galoppo verso di lui.