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vae victis! 259

La voce di Luisa divenne quasi un grido. «Chérie, ma non ricordi che il padre di questa creatura è l’abbietto soldato ubbriaco che ti prese e ti legò?... Non pensi che tu — belga — sarai la madre di un figlio tedesco?»

.... Ma Chérie non ascoltava nulla, non pensava nulla, non ricordava nulla.

Non udiva che una voce — la voce del figlio non nato — che attendeva da lei il dono della vita.

E quella voce le diceva che nelle superne lande mattutine dove attendono le creature umane che vivranno, non vi sono nè belgi nè tedeschi, nè vinti nè vincitori. Non vi sono che gli innocenti fiori dell’avvenire — le bianche colombe del Signore, le candide agnella di Gesù...