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110 annie vivanti

profughi. Non li manda, così, a chiunque ne faccia domanda.»

Vi fu un nuovo silenzio; quindi Lady Mulholland e sua figlia si alzarono e presero commiato.

A Miss Julia, che le accompagnò fino al cancello, la signora osservò a bassa voce: «Ma guarda un po’ che impertinenza! Quella Miss Marshall che ha il coraggio di voler prendersi in casa una profuga! Lei!... Col suo passato!»

«Che passato?» chiese stupita Miss Julia, spalancando gli occhi cilestri un po’ sbiaditi. «Che cosa dici mai?!»

«So ben io cosa dico,» ribattè l’amica con una crollata del capo che fece fluttuare ai venti il velo di trina bianca. «So ben io!... cara Julia, credimi: quando si vive tanto tempo all’estero» — e Lady Mulholland scosse vicino al naso di Miss Julia un indice sapiente e ammonitore — «c’è sempre qualche cosa sotto! Qualche gatta che ci cova.

— Dunque addio. Vi aspetto mercoledì al thè in casa mia.»

E la gentildonna salì in carrozza seguita dalla sorridente Kitty, lasciando Miss Julia muta ed esterrefatta sotto gli alberi del suo giardino.

Dopo qualche istante di dolorosa riflessione Miss Julia ritraversò il giardino colla fronte pensosa e l’animo turbato. Ma come! Nè lei