Pagina:Vivanti - Naja Tripudians, Firenze, Bemporad, 1921.djvu/30

26 Naja Tripudians


timento è una cosa volgare; che è ridicolo commuoversi, che è indecoroso entusiasmarsi; che la frutta si mangia col coltello e la forchetta, e che le unghie e la coscienza — ma sopratutto le unghie! — vanno tenute pulite.

Terminata così la loro educazione scolastica, le due fanciullette lasciarono la scuola e tornarono a casa, da loro padre.

E da lui appresero altre cose ugualmente utili per affrontare l’esistenza. Appresero quali sono i mezzi che si adoperano a Rio Janeiro e nell’Isola di Sumatra per neutralizzare il veleno dei serpenti; impararono a distinguere la Naja Tripudians — la funesta e terribile cobra egiziana — da altri rettili, quale il Crotalus horridus e il Cerastes cornutus; impararono a conoscere i sintomi determinati dalla puntura degli scorpioni di Columbia e quelli dei ragni del Capo di Buona Speranza; e conobbero la distribuzione geografica, la eziologia e la patogenesi della lebbra e del beri-beri.

Così, preparate ed agguerrite alla vita, si affacciarono le due bionde sorelline alla soglia della giovinezza. Con gli occhi limpidi come il vento guardarono in faccia all’avvenire.