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Naja Tripudians 131


spiritualmente l’esistenza; e quand’ebbe finito di parlare dei veleni ofidici, tornò ad enumerare i suoi esperimenti sui lebbrosi del Malabar.

D’un tratto si accorse che il suo interlocutore, pensieroso, non gli rispondeva.

— Forse l’annoio con queste disquisizioni, — fece il dottore con un piccolo sospiro. — È naturale che lei non si interessi soverchiamente a questi argomenti.

E si accinse a rimettere a posto ogni cosa per lasciare il laboratorio.

— No — protestò Wilmer, — non è questo. Non è questo che pensavo....

Il dottore chiuse a chiave la porta del laboratorio e si avviò, a fianco del suo ospite, per il viale del giardino, verso la casa. Davanti a loro Whisky e Soda si rincorrevano traverso le sfiorite aiuole stellate soltanto qua e là da margherite invernali, da asteri viola e pallidi crisantemi.

— Che cosa pensava? — chiese finalmente il dottore sostando a guardare i rami brulli e melanconici contro il grigiore del cielo.

— Pensavo, — disse Wilmer volgendo sul volto fine e stanco dello scienziato i suoi occhi vividi, — pensavo che mentre noi cerchiamo i