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12 annie vivanti


gente. Valeria gettò dei fuscelli e dei ciottoli per farlo muovere, e finalmente, galleggiante e frivolo, esso riprese la sua via... Valeria corse lungo la sponda in pendìo, scivolando sull’erba bagnata e sui sassi umidi; e il cappello sobbalzava e dondolava laggiù, sulle minuscole onde, con un lungo nastro nero teso dietro di sè, come un magro braccio invocante.

Dove il torrente piegava verso un bosco di faggi il cappello girò con esso, e dietro al cappello Valeria.

A un tratto un’esclamazione di sorpresa la fece trasalire; e alzando il viso accaldato vide sull’altra sponda un giovane alto, biondo e abbronzato, che pescava.

— Accidenti! — esclamò lo sconosciuto, alla vista del galleggiante adornamento. — Addio, trota!

E Valeria, timidamente:

— Scusi, potrebbe ripescarmi il cappello?

Il giovane rise e salutò. Poi a grande stento riuscì a fermare il cappello colla canna, attirandolo a sè con pazienti manovre.

— Ahi, quella mia grossa trota! — mormorò. — Da tre giorni — tre lunghi giorni! — le stavo dietro, e adesso era lì...! Basta! — sospirò, e trascinò fuor dall’acqua l’inzuppato copricapo. — Ecco il vostro cappello!

Lo sollevò con due dita, tenendolo pel nastro sgocciolante.

Non era mai stato un bel cappello: era anzi una vecchia e orribile pastorella che Edith portava, protestando, da molto tempo. Certo non pareva un oggetto pel quale valesse la pena di pescare tre giorni.

— Oh, grazie tanto! — disse Valeria. — Ma, adesso come faccio a prenderlo? — E tese, dalla sua sponda, sopra l’acqua larga che li separava, una piccola mano, breve e vana.

— Glielo porterò io, — disse il giovane, tenendo ancora a braccio teso la sgocciolante acconciatura.