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i divoratori 11


Tom e Valeria decisero di non correre rischi. Una mattinata nevosa, si misero tutti in viaggio per Landquart; ivi Tom doveva lasciarle proseguire da sole, il dottore avendogli raccomandato di tornare subito a Davos. Ma a Landquart la bambina piangeva, e Valeria piangeva; dunque Tom saltò nel treno con loro e disse che le accompagnerebbe fino a Zurigo; colà lo zio Giacomo sarebbe venuto a prenderle per condurle in Italia.

— Allora sarete sane e salve, mie due povere scioccherelle sperse, — disse, cingendole tutt'e due con braccio protettore, mentre il treno li portava giù verso le nebbie. E porse alla sua piccolissima bimba un dito, a cui la minuscola mano si avviticchiò.

Ma Tom non arrivò mai a Zurigo. Ciò che vi arrivò era una forma inerte e terribile, colle membra abbandonate e la bocca piena di sangue.

Valeria pianse, e la bambina pianse; e una folla di impiegati e di curiosi si radunò intorno a loro. La bambina pianse, e Valeria pianse; ma Tom non poteva più consolare le sue due povere scioccherelle sperse.

Gli trovarono nella tasca il testamento:

«Valeria, my darling; lascio a te tutti i miei beni terreni. Conduci in Inghilterra la bambina. Fammi seppellire a Nervi, vicino a Sally. Mi hai reso molto felice. — Tom.»

...Questi erano i ricordi di Valeria, mentre camminava nel mite sole inglese, e piangeva amaramente sotto l'ala del vecchio cappello di Edith.

Giunta ad un ponticello gettato sopra un torrente, Valeria si fermò, appoggiandosi al parapetto; e, come si sporgeva a guardar giù, il cappello di Edith le cadde dalla testa, battè sull'acqua e seguì il filo rapido della corrente.

Valeria lo rincorse lungo la sponda, ma il cappello, girando in mezzo all’acqua, si fermò contro un sasso spor-