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i divoratori 171


— No, no, americana, del Far West. Un volatile delle praterie!... Un’anitra occidentale! Ah, ah, ah! com’è buffa!

E Aldo rise lungamente, ma da solo. Quando ebbe completamente terminato di ridere, Nancy inarcando le sopracciglia disse:

— Ebbene?...

— Ebbene, stavo dicendoti di Grimeaux, che è qui al Casino da sedici anni e che mi ha detto: «L’errore che tutti i giocatori fanno, è di raddoppiare in perdita». Quando tu perdi...

Aldo gesticolava colle lunghe mani, allargando i gomiti e rialzando le spalle. Nancy lo osservava fredda e ostile.

— Pare un ostricaro di Santa Lucia, — disse fra sè. — Come mai ho potuto delirare per la sua bellezza?

Poi, scorgendo nel giardino Anne-Marie che baciava la bambola della Condamine, gli perdonò.

— ... quando tu perdi, — proseguiva Aldo, — tu corri dietro ai tuoi denari, raddoppi, triplichi, perdi la testa... ed ecco «la debâcle»! Mentre invece, quando si guadagna, si è sempre tutta prudenza e cautela; si gioca un luigi alla volta, e quando si ha vinto cento franchi si esce, dicendo: Ecco, per oggi basta!... Ebbene, lì sta l’errore! Bisogna continuare, bisogna rincorrere la vena, «doubler la mise gagnante»...

— Hai parlato abbastanza di tutto ciò, — interruppe Nancy. — Voglio sentire il resto.

— Eh, come mi aggredisci! — disse Aldo imbronciato. — Il resto è semplicemente questo: quel buon volatile occidentale... — E qui Aldo ebbe un nuovo accesso di solitaria ilarità. Quando si fu calmato sotto l’occhio gelido di Nancy, continuò: — Dunque quella, ieri sera, mi prometteva appunto di prestarmi i denari necessarii, quando