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secoli xix e xx 323



NOTIFICAZIONE


Andrea Brenta, nativo di Varenna, provincia di Como, d’anni 37, cattolico, ammogliato e padre di nove figli, di professione oste:
Giovanni Battista Vittori, di Saltrio, provincia di Como, d’anni 28, cattolico, celibe, falegname di professione, ed
Andrea Andreetti, di San Fedele, Provincia di Como, d’anni 27, cattolico, celibe, di professione carrettiere,


convinti, dietro i fatti raccolti in parte nella loro confessione in parte da testimoni, il primo di aver preso parte alla insurrezione della valle Intelvi sul finire dello scorso anno, essendosi portato colle armi alla mano contro l’I. R. armata austriaca d’essersi, nel marzo prossimo passato, durante la breve assenza della truppa austriaca, recato a Como d’ordine del marchese Raimondo e Nessi per distribuire proclami rivoluzionari armi e munizioni nella provincia - e di avere imposte delle contribuzioni in diversi comuni: gli altri due - d’essersi trovati in compagnia del Brenta, non solo quando il medesimo si permise d’imporre le contribuzioni forzate, ma ben anche all’atto del loro arresto, in possesso sempre d’armi e munizioni, vennero tutti e tre, per sentenza del giudizio statario del giorno 11 aprile 1849, in causa di partecipazione a sommosse con armi, intelligenze col nemico, diffusioni di proclami rivoluzionari, contribuzioni violentemente imposte, detenzione e spedizione di armi e munizioni, secondo il senso del proclama 10 marzo 1849 di S. E. il feld-maresciallo conte Radetzky, condannati a morte mediante la fucilazione che venne sopra di essi oggi stesso eseguita1.

Como 14 aprile 1849 Firmato Poppovich, colonnello.

Sulla morte del Brenta si sono pubblicati molti particolari che esaltano la sua bella figura.

Gaetano Ferrabini così descrive gli ultimi istanti della sua vita:


«Brenta, il caldo patriotta, l’iniziatore di quell’insurrezione andò incontro alla morte da coraggioso ed intrepido siccome aveva vissuto. Egli contava soli 37 anni. Sul luogo del supplizio, che fu il piano della Camerlata, stringendo la Croce, simbolo del comune riscatto, rivolse al popolo efficaci parole di fede sulla redenzione della patria nostra, e moriva come muojono gli eroi, ricusando aver bendati gli occhi, poichè il morir per la patria non l’atterriva, e gridando: Viva l’Italia! Lo stesso ufficiale austriaco che dovette comandar fuoco sopra

  1. Dalla Gazzetta di Milano. Mese di Aprile.