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LIV

Festeggiandosi la beatificazione del venerabile Lorenzo da Brindisi cappuccino.

Si toccano alcuni prodigi di lui.

Non chieggo no che di feconde spiche
biondeggino per te le mie campagne,
o che discenda da le nubi amiche
propizio umor che le ristori e bagne.

Non chieggo no che le pungenti ortiche
tu cangi in sermollino a le nostr’agne;
che ad aquilon comandi e a le nemiche
procelle errar di lá da le montagne.

Ben altro io chieggo, e il santo aitar votivo
dove, o Lorenzo, effigiato sei,
di lagrime cospargo e non di olivo.

Perché fra i dolci aromati panchei
e i lieti salmi che ti acclaman divo,
perché soffri, o Lorenzo, i pianti miei?

LV

SONETTO RECITATO IN UN’ACCADEMIA

che avea per argomento Gl’ incantesimi.

Oli! da quell’ elee che una selva integra
par di squallidi bronchi, elee maligna,
fuggi, Cloe; fuggi, Aminta. Ivi d’allegra
erba né pure un fil : tutto è gramigna.

Mirate come a quel troncon la negra
edera tortuosa si aggavigna,
quasi temendo che fuor esca l’egra
anima infida che lá dentro alligna.

Nisa, sorda e crudele a’ miei lamenti,

f

in quell’elce abborrita io trasformai
sol per virtú dei carmi onnipossenti.

Indi tre volte bieco la guatai,
e dissi: — Impara a guerreggiar co’ venti:
meco, empia donna, guerreggiasti assai.