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E con l’eburneo pettine
ferendo il legno aurato
dicea: — Chi piú rammentami
volgo, fortuna e fato? —

Tu sul gradito esempio
dunque a seguirla impara.
Non suol l’affetto spargere
di sconoscenza amara.

Odi : cortese e placida
la dea t’invita al nume.

Fuggi la gola: abbomina
l’ insidiose piume.

E allor del biondo Apolline
fatto novel seguace,
potrai sul capo intessere
la fronda ognor vivace.

XLI

PER NOZZE

Parla un filarmonico allo sposo.

Quella non mai discorde
finissima armonia,
che unia le nostre corde,
che le nostr’alme unia,
oggi del suono ai modi
contempri i tuoi bei nodi.

Ché se al guizzar veloce
de l’arco e de le dita (i)
fugge improvvisa voce
di melodia sfornita,
regoli Amor ben tosto
il numero scomposto.

(i) Lo sposo era eccellente suonatore di violoncello.