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classificazione dei testi cxli

7 canto mi pareano udire (canto mi pareua udire), altro mi parea (altro non mi parea), XXIV 5 anche pari* (anche mi pare), 6 facendomi (taceudomi), io ancora (io che, ancora), XXV l'om. persona, 2 ancheparlami (ancheche parlaua), 3 in lingua latina uolgare (in lingua uolgare), 4 dire prima (dire prima), 7 Palat: poeti in uolgari, Ash: poeti iu uulgare (poeti uolgari),8 animata (inanimate)» 10 grossa diche, o come ha Ash: grossa di che (grossa dico che), om.primo, XXVI 9 credea (uedea), XXVIII 2 questo [in Ash. è stato poi corretto in posto] che fosse (posto che fosse), XXIX l'om. nobilissima, XXXIII 2 o 3 sopra detto (soprascripto), XXXIX 1 in prima (in cheprima), 3 om. si ragionaua cioè lonore, XL 8 gloriosa citta (dolorosa citta).


Queste lezioni appartengono tutte alla parte prosastica della Vita Nuova. Qualche variante caratteristica in comune presentano Palat. 561 e Ash. 679 anche nelle poesie (ad es., VII 6 allegrezza, dove la rima richiede allegranza); ed è anche notevole che mentre Palat. ha in VIII 10 una lezione che non dà senso (ingnia invece di in gaia), Ash. ha una correzione capricciosa, In mia: ma delle poesie è da far poco conto, perchè Ash., o un suo ascendente smarrito, ha rifatto il loro testo sulla Giuntina, come appare dai seguenti luoghi dove Ash. concorda con quella stampa in lezioni estranee al gruppo che stiamo studiando (talune anzi, e son quelle segnate con asterisco, non hanno riscontro nei Mss. di rime conosciuti e son caratteristiche della Giuntina stessa):


(Tav. 10)

III 11* e più lucente (Palat. K2: e nel lucente), VIII 5 fuora (suora), 9* alle genti (alla gente), IX 9 nel mezo (in meço), XXI 11 S’è com io credo, in uer di me adirata (om. in Palat. K2), XIII 9 in l’amorosa (Palat: in amora, K2: in amorosa), XV 5 * ch’è tramortendo (che tramortendo), XVI 8 subitanamente | si chela vita (si subitamente | che lamia uita), XIX 10 addiuien cio chegli da (addiuien cio cheglidona), offesa (cosa)» 11 si adorna e pura (siadorna ζ sipura), non è om.il v. Ella è quanto di ben può far natura come in K2 e Palat., XX 4 *pregiare (per sire), breue (poca), XXIII 18 qual dice (qual dicea), E qual dice (Palat.om. dicea, K2: E qual dicea), 19 e dal pianto (del pianto), vista (uoce), 24 huom m’apparue (homo apparue), XXIV 7 En ciaschuna (ζ ciascuna), XXVI 6 Benignamente d’honesta (Palat. K2: humilemente donesta; la Giuntina: Benignamente d’humilta), 7 soaue et pien (soaue pien), XXXI 10 *di qual giuso (diquagiuso), 15 a chi ’l uedesse (a chi mudisse), 16 perch’io nolesse (pur ch'io uolesse), ben dicer (dir ben), XXXII 5 *Ch'affogherieno (chisfogherei), ecc. Notevole che in VIII8-9 Ash., o il suo ascendente, non si sia accorto che nella Giuntina l'E davanti al v. 'Di te biasmar la lingua s’affatica’ c'è per uno spostamento materiale di quella lettera, che appartiene al verso seguente, e abbia quindi trascritto E di te blasmar e fatto cominciare il verso appresso col se!


Pare, abbiam detto, che Ash. 679 derivi da Palat. 561. Anzitutto, le varianti secondarie di Palat. sono tutte comuni all’altro codice,