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e molte genti usare più dilettevole e più utile sermone che gl’Italiani"1. Nemmeno nella Vita Nova, scritta prima di tutte le ire da Dante giovane e innamorato d’una figlia di Firenze, egli non die a questa o a Toscana niun primato di lingua; e l’avrebbe certo fatto allora volentieri, se tal fosse stata la sua opinione. La quale, dunque, qualunque fosse, non fu almeno una di quelle in lui mutate per ira. Del resto, poichè fu frammischiata tal quistione con quella dell’amor patrio di Dante, gioverà notar qui che l’amor patrio di lui fu prima a tutta Italia, ma fu senza detrimento dell’amore alla propria città; e ch’egli è in ciò da lodare sopra que’ tanti i quali sembrano non poter amar Italia senza disamare la propria provincia, quasi potessero essere Italiani senza esser prima Piemontesi, Lombardi, Toscani, Romagnoli, Napoletani, o via via. Ma certi animi sono così stretti, che non cape in essi mai un po’ d’amore senza cacciarne ogni altro, senza cercar compenso di qualche odio. Vituperano costoro ogni lingua, ogni letteratura straniera, ogni dialetto

  1. Lib. I, Cap. VI, pp. 251-252.