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58 jeli il pastore.

solo nel burrone, aspettando che venissero a scuoiarlo, cogli occhi ancora spalancati, e le quattro zampe distese, che allora solo aveva potuto distenderle. Jeli, ora che aveva visto come il fattore aveva potuto prender di mira il puledro che penosamente voltava la testa sbigottito, e gli fosse bastato il cuore per tirare il colpo, non piangeva più e stava a guardare lo stellato duro duro, seduto sul sasso, fin quando arrivarono gli uomini che dovevano prendersi la pelle.

Adesso poteva andarsene a spasso, a godersi la festa, o starsene in piazza tutto il giorno, a vedere i galantuomini nel caffè, come meglio gli piaceva, chè non aveva più nè pane, nè tetto, e bisognava cercarsi un padrone, se pure qualcuno lo voleva, dopo la disgrazia dello stellato.

Le cose del mondo vanno così: mentre Jeli andava cercando un padrone colla sacca ad armacollo e il bastone in mano, la banda suonava in piazza allegramente, coi pennacchi nel cappello, in mezzo a una folla di berrette bianche fitte come