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III. ristampe della seconda «scienza nuova» li

parlare che s’era fatto in Germania del Vico dopo la pubblicazione dei Prolegomena ad Homerum del Wolff e della Storia romana del Niebuhr1, e spinto all’impresa da alcuni amici (il prof. Beier, Adolfo Wagner, l’editore del Bruno, il dottor Borsch, il bibliotecario Ebert, il Vömel e, principale tra essi, Gaspare Orelli, cui si debbono due buoni articoli sui rapporti tra il Vico e il Niebuhr2), il Weber vi si accinse, aiutato da essi, con grande amore nel 1817, conducendola a fine nel luglio del 1821. La versione, sia per la forma stessa del Vico, che si presta a esser vòlta in tedesco meglio che in ogni altra lingua, sia per l’accuratezza del traduttore, che, non contento d’avere innanzi l’edizione del 1744, volle servirsi comefonte sussidiaria d’interpetrazione anche della prima Scienza nuova non poteva riuscir migliore. Basti dire che il Weber, ogni qual volta ha qualche dubbio su d’un passo, o teme che questo, tradotto com’è a parola, possa riuscir poco chiaro a un lettore tedesco, lo riferisce integralmente in italiano a pié di pagina. Il Weber inoltre fu il primo (e finora il solo) a fare un riscontro, se non completo, almeno parziale delle citazioni vichiane. «Alla fatica — egli scrive3 — di riscontrare e indicare le citazioni, a fine di risparmiare ad altri tale molestia, io non credetti, una volta che mi ero messo al lavoro, di potermi sottrarre; ma lo spaventevole tormento, che mi cagionò il porre in atto questo proposito, non saprei augurarlo al più tristo dei pedanti. Non solamente il Vico ha mescolato tra loro una quantità di luoghi e citato falsamente o l’autore o l’opera, ma anche, cento volte, si trova nel luogo al quale egli allude cosa affatto diversa



  1. Vorwort, p. xxi e cfr. Croce, Bibliogr., p. 56 sgg.
  2. Vorwort, pp. xxv-vi e cfr. Croce, Bibliogr., p. 59.
  3. Vorwort, pp. xxii-iii e cfr. Croce, Bibliogr., p. 6.