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II. le varie redazioni della « scienza nuova » xlv

anche col nome di Scienza nuova terza)1, come mostrano la loro perfetta conformità e l’essere ancora visibili sul primo i segni fatti dai tipografi quando sospendevano la composizione. Sicché tutt’altro che esatta è la leggenda che il Michelet raccolse dai suoi amici napoletani, che «Gennaro Vico rassembla les notes qu’il [il padre] avait pu dicter depuis l'édition de 1730 et les intercala à la suite des passages auxquels elles se rapportaient le mieux, sans entreprendre de les fondre avec le texte, auquel il nosait toucher»2. Il solo «motivo di vero» che ci sia in questa favola è che forse Gennaro Vico curò la stampa di questa edizione (iniziata probabilmente nel 1743 e non terminata, come si desume dalle licenze3, prima del giugno 1744, ossia cinque mesi dopo la morte del Vico) e, cosa assai meno probabile, scrisse la dedica al cardinale Acquaviva4



    (che f. 220b comincia il terzo libro. Dopo il f. 229 ne sono tagliati parecchi e la numerazione salta a 240, ma il senso dello scritto continua regolarmente. A f. 253b comincia il quarto libro. Tra i ff. 277-8, f. V. di giunte. Tra i ff. 284-86 un foglio innumerato. A f. 298a comincia il libro quinto. A f. 316a la Conclusione dell'opera.

  1. Principii di Scienza nuova di Giambattista Vico d’intorno alla comune natura delle nazioni, in questa terza impressione dal medesimo autore in gran numero di luoghi corretta, schiarita e notabilmente accresciuta. Tomo I. In Napoli, MDCCXLIV, nella stamperia Muziana, a spese di Gaetano e Steffano Elia, con licenza de’ superiori (in 8° di pp. 16 innumer.{{+}}526{{+}}4 innumer., con figura allegorica e ritratto dell’autore). A p. 377 frontespizio del tomo secondo, ma la numerazione continua. [Indico questa redazione con la sigla SN3.
  2. Cfr. Croce, Suppl., p. 3.
  3. A dir vero, il parere del revisore ecclesiastico (Giacomo Martorelli) ha la data del 1" febbraio 1744. Ma l’altro del revisore civile(fra Cherubino Pellegrino) è del 1° giugno 1744.
  4. Si ricordi che questa dedica nell’autografo non c’è; il che non toglie, per altro, che il V. abbia potuto scriverla dopo, e forse nel 1743. A questa dedica pare che si riferisca una lettera dell’Acquaviva al V., s. d., ma probabilmente degli ultimi del 1743 [Carteggio, ediz. Croce, p. 269).