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xx introduzione dell'editore

Vico, filosofo grandissimo ma cervello «genialmente confusionario» 1, era incapace non solamente di formolare il più modesto sillogismo, ma talvolta anche di mettere una dopo l’altra due idee che avessero tra loro stretto rapporto. Metodo matematico importa ancora terminologia rigorosamente precisa: il cerchio non può significare nello stesso tempo anche il quadrato, l’estrazione della radice quadrata non può significare anche l’elevazione alla seconda potenza. E la terminologia vichiana, con le sue sinonimie da unificare e le sue omonimie da sdoppiare, forma la disperazione degli interpetri2. Metodo matematico importa infine schematismo, astrazione, bando completo alla fantasia. E il Vico era antischematico, tuffato permanentemente nel concreto, dotato di fantasia ultrapossente.

A leggere l’indice dei capitoli della seconda Scienza nuova si prova, sì, l’impressione d’avere innanzi uno schema, e anche uno schema ben organizzato. Ma quando dai titoli si passa al contenuto dei capitoli, lo schema si dilegua come per incanto, fino al punto che talvolta ci si domanda perchè mai il Vico si sia preso il fastidio di dividere in libri e capitoli un’opera, nella quale, costruita, com’essa è, tutta d’un pezzo, siffatta divisione rimane meramente estrinseca. Credete voi infatti che le Degnità sieno veramente tutte Degnità, ovvero assiomi indimostrabili Leggetele, e quando v’imbatterete, a mo’ d’esempio, in una, lunga tre pagine fitte, in cui si dimostra ampiamente con «pruove filologiche» come la legge delle XII Tavole, non che importazione straniera, fu codificazione dell’antico diritto consuetudinario romano, vi convincerete del contrario. Cosi parimente troverete enun-



  1. Croce, monogr. cit., p. 44.
  2. Cfr. per vari esempi, la monografia del Croce, passim.