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12 libro terzo - sezione prima - capo terza


Patroclo poi l’arroste, apparecchia la mensa e vi pone sopra il pane dentro i canestri; perché gli eroi non celebravano banchetti che non fussero sagrifizi, dov’essi dovevan esser i sacerdoti. E ne restarono a’ latini «epulae», ch’erano lauti banchetti e, per lo piú, che celebravano i grandi; ed «epulum», che dal pubblico si dava al popolo, e la «cena sagra», in cui banchettavano i sacerdoti detti «epulones». Perciò Agamennone esso uccide i due agnelli, col qual sagrifízio consagra i patti della guerra con Priamo. Tanto allora era magnifica cotal idea, ch’ora ci sembra essere di beccaio! Appresso dovettero venire le carni allesse, ch’oltre al fuoco hanno di bisogno dell’acqua, del caldaio e, con ciò, del treppiedi; delle quali Virgilio fa anco cibar i suoi eroi, e gli fa con gli schidoni arrostir le carni. Vennero finalmente i cibi conditi, i quali, oltre a tutte le cose che si son dette, han bisogno de’ condimenti. — Ora, per ritornar alle cene eroiche d’Omero, benché lo piú dilicato cibo de’ greci eroi egli descriva esser farina con cascio e mèle, però per due comparazioni si serve della pescagione; ed Ulisse, fintosi poverello, domandando la limosina ad un de’ proci, gli dice che gli dèi agli re ospitali, o sien caritatevoli co’ poveri viandanti, danno i mari pescosí, o sia abbondanti di pesci, che fanno la delizia maggior delle cene.

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802Finalmente (quel che piú importa al nostro proposito) Omero sembra esser venuto in tempi ch’era giá caduto in Grecia il diritto eroico e ’ncominciata a celebrarsi la libertá popolare, perché gli eroi contraggono matrimoni con istraniere e i bastardi vengono nelle successioni de’ regni. E cosí dovett’andar la bisogna, perché, lungo tempo innanzi, Ercole, tinto dal sangue del brutto centauro Nesso, e quindi uscito in furore, era morto; cioè, come si è nel libro secondo spiegato, era finito il diritto eroico.

803Adunque, volendo noi d’intorno all’etá d’Omero non disprezzare punto l’autoritá, per tutte queste cose osservate e