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dell’etá d’omero 11


ricamate, e, tra’ doni de’ proci, una da rigalarsi a Penelope, che reggeva sopra una macchina cosí di dilicate molle contesta, che ne’ luoghi spaziosi la dilargassero, e rassettassero negli angusti. Ritruovato degno della mollezza de’nostri tempi!

V

797Il cocchio di Priamo, con cui si porta ad Achille, fatto di cedro, e l’antro di Calipso ne odora ancor di profumi, il qual è un buon gusto de’ sensi, che non intese il piacer romano quando piú infuriava a disperdere le sostanze nel lusso sotto i Neroni e gli Eliogabali.

VI

798Si descrivono dilicatissimi bagni appo Circe.

VII

799I servetti de’ proci, belli, leggiadri e di chiome bionde, quali appunto si vogliono nell’amenitá de’ nostri costumi presenti.

VIII

800Gli uomini come femmine curano la zazzera; lo che Ettorre e Diomede rinfacciano a Paride effemminato.

IX

801E, quantunque egli narri i suoi eroi sempre cibarsi di carni arroste, il qual cibo è ’l piú semplice e schietto di tutti gli altri, perché non ha d’altro bisogno che delle brace: il qual costume restò dopo ne’ sagrifizi, e ne restarono a’ romani dette «prosiicia» le carni delle vittime arroste sopra gli altari, che poi si tagliavano per dividersi a’ convitati, quantunque poscia si arrostirono, come le profane, con gli schidoni. Ond’è che Achille, ove dá la cena a Priamo, esso fende l’agnello e