Pagina:Viaggio in Dalmazia.djvu/307

vorrei assicurare, che alcuno di essi non rovini dall’alto al basso talvolta, e dia un buon pranzo agli Avoltoj: ma questo caso non viene frequentemente. Gli Avoltoj delle contrade vicine alle foci della Cettina sono terribili animali, che ànno dodici piedi di largo dalla punta d’un’ala all’altra, e che co’ loro unghioni levano di peso e portano al nido gli agnelli, e talvolta le pecore, i montoni, o i fanciulli de’ Pastori; io ne ò veduto uno, e misurato colle mie mani le di lui ali1

La riva destra del Fiume, che alzavasi a piombo sino alle nuvole sopra il mio capo, allorchè io mi trovai a portata di ben vedere di prospetto la caduta, à intorno a quattrocento piedi d’altezza; la sinistra, pella quale io era disceso, è così ripida, che senza le ineguaglianze delle roccie prominenti, onde si à qualche punto d’appoggio, non sarebbe possibile il calarvisi.

L’alveo non à forse ottanta piè di larghezza in quel luogo; profonda angustia, che combinandosi coll’orrore di molti massi minaccevolmente pendenti basterebbe per opprimere qualunque anima lieta. L’acqua del Fiume non precipita però da così enorme altezza; ma il salto, che fa cadendo, è per qualche modo paragonabile a quello del Velino presso Terni nell’Umbria. Non è però alla Valle di Pepigne, ch’è anche nell’orrido deliziosa, per alcun riguardo somigliante questo

  1. Non è da meravigliarsi della gigantesca statura degli Avoltoj di queste Contrade, e tenere il fatto per difficilmente credibile; gli Avoltoj delle Montagne Svizzere sono della razza medesima, e non solo portano in aria capretti, agnelli, camozzi, e fanciulli, ma (se a’ Viaggiatori debbasi prestar fede) fanno talvolta il medesimo brutto scherzo agli uomini adulti.