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Val Vegezza. 107

che vi geli, finchè tutta la strada riducasi ad un ghiaccio solo. Spingono gli uomini su quest’ampio sentiere di ghiaccio le borre, che venendo ajutate ove s’arrestano o sviano, con poca fatica de’ giornalieri, precipitano al fiume, e portansi alla mentovata serra. Quando qui sono adunate, s’apre con ingegnoso e semplice macchinismo, ma non senza qualche pericolo, la serra, in tempo d’esuberanza d’acqua; e tutto il legname è portato al lago, ove si raccoglie, e si forma in zattere, che fornite di molte vele, talora sino a venti e trenta, sono dal vento del nord portate in parte alle seghe d’Intra, e parte ne viene a Milano.

Nello scoglio per cui da Crana si sale, non solo v’è dell’argilla biancastra, ma a luogo a luogo anche qualche filoncino di ferro. S’entra quindi fra boschi, e poscia giugnesi al granito venato, o in tavole, del quale è ad arte stratificata la via, abbellita anche nella state dal rododendro ferrugineo.

Nel torrente di val di Forno, che attraversa la via dell’Alpe di Trence, evvi uno strato di pirite sulfurea or in massa or in polvere; e grandi strati, o forse semplici ammassi, pur vi sono di arena finissima e candida di quarzo e feldspato, e di un’altra sostanza, di cui or ora parlerò.

Volendo salire ai più elevati pascoli, percorronsi de’ fertili prati.