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CAPITOLO VIII.


Lo sdegno di Venere.


soleva Saffo verso il declinare del giorno trattenersi alquanto nell’ampio e vaghissimo giardino, il quale Scamandronimo aveva ornato di statue e di monumenti con liberale dispendio. La varietà de i fiori, la copia de’ frutti riempiva gli occhi con piacevoli colori, e l’odorato di ogni fragranza. Coltivava anche Saffo, colle proprie mani, e gli uni e gli altri, servendosi de i fiori per esemplari del ricamo, e presentando i frutti alla mensa domestica, premiata delle sue cure cogli applausi de’ commensali. L’era non meno gratissimo il mantenere i mansueti uccelli, e nutrirli; ma ora, poichè alquanto passeggiò per gli ombrosi sentieri; Guarda, disse a Rodope, non sono piacevoli questi fiori, e non fu mia cura