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nè ripetute possono essere state le tue amorose vicende, perocchè le tue guance fanno testimonio del breve spazio di vita, la quale è ancora ne i principi del florido cammino. Oh (disse quella) un sol momento basta a farci comprendere una estrema infelicità, laddove neppure lunga serie di fortune ci può assicurare della costanza di giorni tranquilli! È vero, interruppe Scamandronimo, che spesso non intendiamo i beni presenti, dei quali siamo posseditori, perchè ci spingiamo nell’avvenire cogli immoderati desiderj, o con vani timori; quandochè nelle sventure gustiamo, fino all’ultima stilla, la presente amarezza, ricusando gl’inviti della speranza. Ma sono i nostri raziocinj troppo lenti e rozzi a penetrare in quell’oscuro ricetto, dove alberga la cagione de’ nostri pensieri. Onde sarà meglio, che tu ci narri, come io già ti ho proposto, la maraviglia in te operata da Venere, acciocchè udendola ci confermiamo nella