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verecondia verginale, la riverenza de’ Numi; perchè l’invocarli è conforto de’ miseri, ma è necessità per chi sia in odio a loro. Che se tu bestemmi chi dovresti placare... Ah saggiamente parli, rispose la donzella, perchè non hai oppresso il cuore; e quindi rivolta al Nume, disse con sommesse parole; Ben ti è noto quanto ottenebrato sia quest’animo da’ turbati desiderj, di cui tu lo hai riempito, perlochè almeno se non provi pietà del mio cuore, abbila del mio intelletto, il quale non è di sè consapevole, mentre che ne’ sensi miei trascorrono le invincibili brame che tu loro infondesti. Così dicendo, salutata prima la Dea, uscì dolente, e l’ancella l’accompagnò verso la paterna soglia, non interrompendo le benevole esortazioni.